La Gioconda è uno dei quadri più famosi al mondo, quello che per antonomasia rappresenta Leonardo da Vinci. Recentemente è stata sottoposta a una serie di test da parte di un gruppo di scienziati capitanati da Philippe Walter. Sono stati utilizzati Raggi X.
Walter è uno dei ricercatori più anziani e con più esperienza del Laboratoire du Centre de Recherche et de Restauration des Musees de France a Parigi. E’ toccato a lui e al suo team mettere a setaccio il celebre ritratto, con le ultime tecnologie disponibili.
Al centro della ricerca era la tecnica mediante la quale il genio di Leonardo riuscì a dipingere il volto e le sfumature della pelle di Mona Lisa. Con una tecnica a raggi X il team ha letteralmente analizzato strato per strato il dipinto così da decifrare come l’autore avesse apposto la gradazione di toni dal più luminoso al più scuro.
La tecnica era quella dello “sfumato“, utilizzata non solo da Leonardo da Vinci ma da buona parte dei pittori rinascimentali, quel che era interessante era però scoprire la composizione dei materiali usati: “Capiremo la percentuale di olio, la natura dei materiali organici e altre informazioni vitali“, ha affermato Philippe Walter.
Il macchinario utilizzato si avvaleva del metodo a fluorescenza con i raggi X (XRF) per determinare sottigliezza e composizione di ogni strato sulla tela: alcuni erano quasi impercettibili, appena uno o due micrometri, altri si spingevano fino a 30-40 nelle zone più scure, probabilmente attraverso una speciale patina per creare le ombre.
Ma ancora una volta gli scienziati sono rimasti colpiti da una particolarità che ritorna in molte opere di Leonardo: è quasi impossibile percepire una singola pennellata, quasi come se il colore fosse stato apposto tutto insieme, come un velo.
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