Grande scoperta dell’ESO che ha sfruttato la qualità altissima offerta dal Very Large Telescope per scovare stelle abnormi, molto più grandi di quanto si pensasse fosse il limite massimo di dimensioni di questi corpi celesti.
Così sono spuntati veri giganti del cosmo, che rendono il nostro Sole un puntino anonimo: temperature sette volte maggiori, luminosità milioni di volte più intense e poi la belva grande 300 volte la massa solare.
Con i vari strumenti del Very Large Telescope dell’ESO, gli astronomi del team hanno così potuto percepire la presenza di mostri massicci e indiavolati, che sollevano il dubbio che forse nello spazi remoto ci potrebbe essere qualcosa di ancora più imponente.
Il team capitanato da Paul Crowther dell’Università di Sheffield si è avvalso dunque del Very Large Telescope utilizzando i dati storici forniti dall’archivio di Hubble per studiare le due stelle NGC 3603 e RMC 136° lontane rispettivamente 22.000 e 165.000 anni luce, la prima nella Nebulosa della Tarantola la seconda nella Grande Nube di Magellano. Da lì la scoperta di R136a1 con una massa 320 volte superiore a quella del Sole.
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