I ricercatori dell’Università di Pittsburgh capitanati da Andrew Schwartz hanno collegato un braccio robotico di ultima generazione a un cervello di scimmia (viva) che tutto solo riusciva a controllare e alimentare il dispositivo. Un esperimento sicuramente affascinante, che ha fatto infuriare le associazioni ambientaliste.
Infatti se in molte parti del mondo si evita di sottoporre esseri viventi a esperimenti del genere, negli USA – soprattutto in determinati stati – è ancora la prassi. Dopo il salto possiamo anche visualizzare uno speciale video che va a illustrare il funzionamento della macchina
Il braccio robotico collegato al cervello di scimmia è autonomo: gli scienziati hanno inserito due ensori nell’area cerebrale della corteccia che governa il controllo del braccio e della mano, successivamente si messo la scimmietta davanti a un monitor per permettergli di “mirare“.
Il primate era infatti stato istruito per compiere determinati piccoli lavori: con il braccio robotico doveva afferrare e manipolare oggetti, a ogni obiettivo centrato veniva ricompensato con cibo e bevande. L’importanza della scoperta – animalisti a parte – è di grande spessore perché potrebbe un giorno ridonare agli amputati l’uso dell’arto perso, opportunamente sostituito da un “avatar” robotico.