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Cos’è la stereoscopia? Storia del 3D da Euclide a Avatar!

Sentiamo tanto parlare di stereoscopia ultimamente e sembra sia l’ultima trovata tecnologica, invece le sue radici vanno addirittura prima della nascita di Cristo. Dopo secoli di teoria, nell’800 sono arrivati i primi strumenti fino a oggi con i colossal come Avatar.
 
Ma come è nata la stereoscopia, e come funziona? Scopriamo tutti i dettagli di questa tecnica di confezionamento di immagini e video tridimensionali che sfrutta l’inganno della vista per forzare il cervello a produrre un’illusione ottica emozionante.

La stereoscopia infatti è una magia, non è realtà: la tridimensionalità che noi possiamo ammirare è solo illusione creata bypassando il sistema binoculare del sistema visivo umano. Lo sa bene sir Charles Wheatstone che nel 1832 ha utilizzato prima disegni poi la neonata fotografia (guarda la prima foto della storia!) per stupire il mondo. Concettualmente però le radici vanno molto più in profondità nei tempi.
 
La visione binoculare viene stimolata per percepire il 3D, il cervello è il processore che viene ingannato per elaborare l’immagine che è composta aggiungendo la profondità. Semplificando si può dire che le due immagini per occhio destro e sinistro riproducono lo stesso soggetto da due prospettive leggermente differenti, più l’oggetto è scostato nelle due immagini più si percepisce lontananza o vicinanza. I visori stereoscopici come binocoli prima e occhialini poi, prendono per mano occhi&cervello per il viaggio 3D
 
Già Euclide si era interessato al fenomeno della tridimensionalità percepita, nei secoli dopo l’argomento ha raggiunto Leonardo Da Vinci, poi tra ‘500 e ‘600 Giovanni Battista della Porta e Jacopo Chimenti da Empoli che per primi si erano impegnati nella realizzazione di disegni “stereografici“, anche se il termine è stato coniato nel 1613 da François D’Aiguillon nel suo trattato Opticorum libri sex philosophis juxta ac mathematicis utiles
 
Da qui saltiamo al 1800 con la stereoscopia diffusa largamente e più approfonditamente anche per discorsi meno filosofici e più pratici. Sir Charles Wheatstone confeziona binocoli con specchi e prismi per decifrare disegni doppi, brevetto del 1838. Dalla collaborazione con William Fox Talbot, il discorso sfocia nella fotografia con lo stereoscopio. Nel 1849 sir David Brewster, inventore del caleidoscopio, tira fuori il binocolino “magico”. La prima fotocamera stereoscopica? Non è del 2009 ma del 1852 con la fotocamera binoculare di J.B. Dancer di Manchester.
 
Successivamente il successo del Cinema fa scemare l’attenzione per la sterescopia, fino al 1933 con Tru-Vue che lascia spazio al View-Master per una fruizione più comoda delle tre dimensioni con dischetti di cartoncino economici e con effetto realistico per panorami a colori di ampio respiro. Ma il 3D diventa più un supporto ludico e per un pubblico per giovanissimi, etichetta che è rimasta fino a pochi anni fa.
 
Avatar ha segnato una rivoluzione, ma il 3D nel cinema risale già ai Fratelli Lumière con Louis Lumiere che negli anni ’20 produce un filmato con 3-D anaglifico. Per la cronaca il primo film stereoscopico della storia è The Power of Love del 1922. Poi negli anni ’50 un trionfo di 60 film 3D soprattutto horror come Il mostro della laguna nera del 1954. Ritorna in auge negli anni 70-80 con film come Lo squalo di Steven Spielberg. Poi nel 1986 ecco la tecnologia IMAX-3D che sfrutta anaglifo, lenti polarizzate e occhiali LCD. La prima trasmissione TV 3D è del 1952, in bianco e nero, nell’82 a colori.
 
L’anima del 3D ossia l’anaglifo è l’insieme di due immagini stereoscopiche monocromatiche (di sfumature differenti rosso, blu, verde soprattutto), fruibili tramite supporto – occhialini, ad esempio – per indirizzare a entrambi gli occhi la giusta immagine così da ottenere l’inganno.
 

 
Il futuro sarà tuttavia senza tramiti ossia in autostereoscopia (AS3D) con lo schermo stesso che “indossa gli occhialini” come è stato dimostrato dagli schermi dell’imminente Nintendo 3DS – o come diavolo si chiamerà – la nuova console portatile giapponese, mentre in Italia vi abbiamo mostrato l’ottimo lavoro della Juma Communication.
 
Per approfondimenti cliccare in fonte.

Diego Barbera

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