Dalla Cina arriva una notizia che non si riesce ancora bene a identificare se mossa strategica o semplice verità: il Governo di Pechino ha dichiarato che si impegnerà a punire gli hacker che hanno attaccato Google e altre aziende americane nel caso venisse confermata la loro nazionalità cinese.
Dopo mesi di scontri diplomatici e minacce reciproche del tipo “Google pronta a chiudere gli uffici e il sito cinese” e la controrisposta del Governo, ora sembra che Pechino sia pronta a collaborare. Ma solo nel caso in cui gli hacker fossero cinesi.
Lo ha confermato Miao Wei, viceministro dell’industria e dell’informatica cinese all’agenzia di stampa Nuova Cina, aggiungendo che a Pechino non è mai arrivata nessuna denuncia scritta da parte di Google. Riassumendo il caso in due righe: Google ha subito un attacco ad alcuni account gmail di dissidenti e attivisti cinesi, anche altre aziende americane sono state violate, così è scattata la denuncia internazionale e la minaccia di abbandonare il paese.
Il caso è diventato politico con tensioni tra Washington e Pechino culminate col discorso di Hillary Clinton a difesa di Google che ha fatto infuriare la Cina. Che i toni siano diventati finalmente meno tesi? La dichiarazione del viceministro sembra allentare un po’ i toni oltre che “profumare” per la prima volta di presa di responsabilità.