La Banda Larga in Italia non è solo un problema che porta la nostra nazione in uno status da secondo mondo, ma come afferma Corrado Calabrò – presidente dell’AGCOM, Authority delle telecomunicazioni – grava sul Prodotto Interno Lordo italiano con una percentuale compresa tra l’1 e il 1.5%. Sono numero ingenti, miliardi di euro che penalizzano il nostro paese che rimane pesantemente indietro sul fronte servizi. L’allarme lanciato da Calabrò è significativo perché permette di comprendere – per chi ancora non l’avesse capito – che il Web, le sue infrastrutture e i suoi servizi sono molto più che un semplice “sfizio” quanto una delle colonne portanti dell’economia moderna. E senza una rete adeguatamente evoluta non c’è via di scampo.
In occasione della relazione di fine mandato (scadrà il 15 maggio), Corrado Calabrò, presidente dell’Authority per le comunicazioni, fa il punto della situazione poco prima del licenziamento del decreto “DigItalia” che dovrebbe tentare di rimettere in nostro paese in corsa con gli obiettivi dell’Agenda Digitale dell’Unione europea. La Banda Larga, ossia la connessione a Internet veloce e aperta alla maggior parte della popolazione è il punto cardine e siamo messi decisamente male. Tanto che questo handicap costa l’1-1.5% del PIL. Gli operatori nazionali sono strettamente “colpevoli”, vero, anche perché si stanno dedicando quasi unicamente alle reti 4G LTE mobile più che al fisso, ma di certo il Governo non ha facilitato il compito mettendo spesso troppi bastoni tra le ruote del progresso. Ormai tutto viaggia sul web, dalle attività commerciali ai servizi statali, ma se le campagne e le piccole città a stento possono navigare in ADSL, la situazione è quella di un paese arretrato, non c’è discussione.
I numeri parlano da soli visto che abbiamo 21 linee ad alta velocità ogni 100 abitanti, ben sotto la media europea che è di 27 ogni 100 e peggio ancora raccontano i dati sulla percentuali di famiglie connesse, fermi al 62% contro il 73% europeo. Non è la prima volta che Calabrò se ne esce con dichiarazioni così importanti. Lo scorso Giugno infatti aveva dichiarato che Internet in Banda Larga rischia la Serie B in Italia. Era questa la frase ad effetto pronunciata dal presidente dell’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), che non fa altro che seguire i dati imbarazzanti sulla rete veloce italiana. Sono tante le voragini, gli abissi dell’infrastruttura dietro il web italiano: su tutti ovviamente il digital divide ossia il divario nella distribuzione delle tecnologie e dei supporti, che porta a sua volta un’insufficiente copertura di famiglie, principalmente nelle campagne e una velocità complessiva poco soddisfacente.
La denuncia dello scorso giugno di Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, è andata a segno, grazie anche all’eco che ha ottenuto essendo stata pronunciata in Parlamento in occasione della relazione annuale. Con un paragone calcistico, Internet a banda larga in Italia è in zona retrocessione, ormai prossima alla serie B. Non è difficile capire perché visto che solo la metà delle abitazioni può fruire della connessione veloce contro il 61% europeo, il 18% della popolazione naviga a meno di 2Mbit, sono tantissime le zone senza Adsl e dove la connessione mobile non riesce a superare l’EDGE. L’aumento delle utenze “veloci” è troppo poco, solo 1.4% in un anno, per una penetrazione del 22% contro la media europea del 26% dove la Romania a sorpresa domina per velocità. I dati su Internet Mobile: 12 milioni di naviganti via cellulare, 6 milioni di chiavette e 11/20 milioni di iscritti a Facebook.