La MPAA ha chiesto informazioni a Google a proposito del portale di file sharing Hotfile, ma il motore di ricerca di Mountain View si è rifiutato di collaborare e di aprire l’utenza di Analytics senza prima aver ricevuto il consenso dei diretti interessanti. Una mossa non così a sorpresa e al contrario legittima e condivisibile di Google che permette al portale di barricarsi e di cercare di salvare il salvabile, evitando – ma è difficile – di rimanere travolto dal retaggio che sta portando piano piano alla chiusura di tutti i servizi da Megaupload in giù.
La MPAA sta indagando sui portali di file sharing e Hotfile è in cima alla lista degli spazi da controllare: la società che tutela le major hollywoodiane si è rivolta a Google visto che è convinta che il gigante del web sia in possesso di informazioni importanti. Ma il motore di ricerca non agirà – a meno che non sia obbligato, ovviamente – senza il consenso di Hotfile stesso.
La MPAA – Motion Picture Association of America ossia Organizzazione americana dei produttori cinematografici – si sente spesso nominare in compagnia della RIAA che è un organo del tutto simile che però si occupa del rispetto della proprietà intellettuale in ambito musicale, con le etichette più famose. Nel Febbraio 2011, MPAA aveva annunciato di indagare su Hotfile, uno dei re dei servizi di cyberlocker.
In meno di due anni Hotfile è entrato nella top 100 dei portali più visitati al mondo “E‘ un sintomo dell’attività illegale che promuove“, aveva affermato un anno fa la MPAA, che però aveva subito una controffensiva da parte del portale che aveva denunciato la Warner Bros. (parte della MPAA) per abuso dei diritti di copyright. Ma la MPAA non ha indietreggiato continuando a sostenere la tesi che Hotfile è strutturato appositamente per favorire la pirateria online con l’upload di film, serial TV e altri contenuti video poi da condividere su siti di parti terze.
Ben altra considerazione rispetto a Rapidshare che invece è passata da pericolo pubblico numero uno a vero e proprio paladino della pirateria online. Ad ogni modo la vicenda Hotfile vs MPAA continuerà: nell’agosto 2011 il portale fu costretto a consegnare diversi dati su server e traffico, ma si “dimenticò” di una buona fetta delle informazioni. Da qui la richiesta di entrare nell’account di Google Analytics di Hotfile, senza il consenso del legittimo proprietario, ma dopo il veto di Google ora Hotfile si difende: “La data utile ultima di richiesta era il 23 dicembre“.