Dal 1 gennaio 2011 il Wi-Fi libero sarà una realtà anche in Italia: ovviamente c’è chi preferisce aspettare per esultare, ma questa storia abbastanza ridicola tutta italiana sembra arrivata al capolinea. Il decreto Pisanu sta vivendo gli ultimi mesi della sua esistenza, quantomeno nella sua applicazione alle reti Wi-Fi che richiedevano una schedatura obbligatoria da parte di chi forniva il servizio, come mai si è visto in nessun altro paese al mondo. Nemmeno in quelli più vicini alle mire dei terroristi, sintomo che in effetti si era esagerato un po’ e che le vere minacce non arrivano certo di lì. Stop alle restrizioni dunque, ma c’è già chi protesta.
Partiamo subito da una delle poche voci fuori dal coro, visto che la proposta di abrogazione era arrivata da una consistente fetta bipartisan delle istituzioni. Il procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso, ha rilasciato alcune dichiarazioni sottolineando i pericoli derivanti: “Ci si dovrà rendere conto che dietro le reti Wi-Fi potrebbero nascondersi utenti non identificabili come terroristi, pedofili e mafiosi“.
Per il resto solo cori unanimi a favore della decisione ufficializzata da Roberto Maroni, a termine della conferenza stampa a Palazzo Chigi, in seguito al Consiglio dei ministri che ha approvato il nuovo Pacchetto Sicurezza con il via libera all’abrogazione del decreto Pisanu, introdotto nel 2005. Niente registrazione del cellulare o altri espedienti, come si era temuto.
E ora via finalmente e con colpevole ritardo alla diffusione delle reti Wifi gratuite senza più tutto quel corollario di richieste per i gestori che hanno portato a una situazione di stallo nei confronti del resto del mondo. E si spera che, di conseguenza, molti hotel, locali pubblici e infrastrutture adeguino anche i prezzi – togliendoli, per esempio? – visto che spesso e volentieri si pagano veri salassi.